Alla Ricerca di Nemo (2003) è un capo d'opera che ha segnato in modo indelebile la storia del cinema d'animazione. L'opera nasce da un'idea di Andrew Stanton, sceneggiatore e regista del film assieme a Lee Unkrich (Toy Story 3, Coco), sviluppata a metà anni '90 attraverso i concetti di diversità-handicap e spazio immenso e oscuro. Con gli anni Stanton accantona il tema dello spazio, che riprenderà successivamente per realizzare Wall•E (2008), e cambia il concept estetico del film spostando il focus su un'altra realtà immensa e oscura: l'oceano. Alla Ricerca di Nemo, dunque, si plasma dal vuoto interiore che vive una persona afflitta da una qualsiasi sindrome, materializzando questo malessere nel blu profondo del mare. Nemo, infatti, è un piccolo pesce pagliaccio con una pinna atrofizzata e, anche se di facciata sembra sempre sorridente e socievole, dentro sé percepisce un brivido quando osserva il mare aperto che si staglia sconfinato davanti casa sua. La barriera corallina è una grande area protetta nella quale il pesciolino può giocare spensieratamente con i suoi amici, ma nel momento in cui comincia il nulla, l'acqua a perdita d'occhio, Nemo viene scosso da un'agitazione inizialmente indefinibile. Marlin, il padre del piccolo, soffre invece di un "Disturbo da stress post-traumatico" (PTSD). Il personaggio è infatti tormentato da ricordi terrificanti in cui la compagna e tutte le sue uova - tranne quella di Nemo - vengono divorate da un barracuda.
Per questo motivo, il padre è iperprotettivo nei confronti del cucciolo e non lascia mai che questo si allontani dalla barriera corallina, mentre Nemo, impaurito dalla vastità dell'oceano ma anche estremamente volenteroso di mettere alla prova se stesso e la sua "pinna fortunata", non può fare a meno di essere curioso e di voler scoprire che cosa nasconda quel blu infinito che può solamente guardare da lontano. A un certo punto succede qualcosa, l'uomo interviene, padre e figlio si separano e così comincia il viaggio di Marlin, una vera e propria odissea alla ricerca della sua unica ragione di vita. Alla Ricerca di Nemo, già dall'incipit, esprime una quantità di tematiche complesse tale da far impallidire la maggior parte dei film in lizza per gli Oscar del 2004. Se prima Andrew Stanton, fino al 2003 co-regista di A Bug's Life (1998) e co-sceneggiatore di Toy Story (1995), Toy Story 2 (1999), A Bug's Life e Monsters & Co (2001), non poteva essere definito un autore ma solamente un abilissimo sceneggiatore e un discreto regista, con l'uscita di questo lungometraggio le cose cambiano radicalmente. Dopo John Lasseter e Pete Docter, adesso un terzo elemento del team esecutivo dei Pixar Animation Studios viene alla luce sia come tecnico incredibilmente capace, sia come artista dalla poetica definita ma non ancora consolidata. Solo cinque anni più tardi, con l'uscita di Wall•E (2008), Stanton darà prova della sua autorialità matura realizzando quello che ancora oggi è il miglior film interamente digitale della storia del cinema d'animazione.
L'opera si focalizza in maniera più seria di quanto si possa pensare su varie sfaccettature di alcune debilitazioni sia fisiche, come nel caso di Nemo, sia psichiche, come nei casi di Marlin, Dory (personaggio che riflette deficit cognitivi, disorientamento spaziale, deficit mnemonici) e Bruto (personaggio che riflette, invece, sintomi di alterazione del comportamento non troppo lontani dal "Bipolarismo di tipo 1"). Tramite le vicissitudini dei protagonisti, il film sviluppa una trama lineare nella quale, tuttavia, si inseriscono profondi sotto-testi che donano spessore sia agli eventi, sia a quasi tutti i personaggi. Nonostante, quindi, Alla Ricerca di Nemo sia realizzato esattamente "a misura di pesce" poiché, anche se umanizzati, gli animali del lungometraggio sono caratterizzati prima di tutto coi comportamenti e le peculiarità tipici delle specie a cui appartengono, ogni personaggio si rende umano attraverso le sue fragilità e, soprattutto, il rendersi conto - e l'abbattersi di conseguenza - delle proprie debolezze e dei propri limiti. Ogni personaggio primario e secondario del film, infatti, ha dei limiti ben riconoscibili, chi di intelligenza, chi a livello motorio e chi, invece, a livello di autocontrollo e di gestione del comportamento. Alla Ricerca di Nemo, in questo, è un'opera unica in un mondo, quello animato, che da sempre dà vita a creature antropomorfe e animali parlanti.
Mai prima d'ora un qualcosa dalla fisionomia non umana era riuscito a dire tanto sull'umanità. Il lungometraggio di Andrew Stanton, non sempre avvincente a livello di regia, è dunque da lodare prima di tutto per una delle sceneggiature più interessanti della storia del cinema animato occidentale. Unkrich e Stanton dietro la "macchina da presa", invece, non rendono molta giustizia a un racconto che, se fosse stato tagliato di alcune gags inutili e di alcune sequenze annacquate, sicuramente sarebbe risultato molto più scorrevole. La componente concettuale, tuttavia, per quanto brillante, non è neanche lontanamente il grande punto di forza del film. Alla Ricerca di Nemo, infatti, è da annoverare tra i capi d'opera del genere poiché è uno dei lungometraggi animati con la miglior realizzazione tecnica di sempre. Il salto compiuto dai Pixar Animation Studios in soli due anni, da Monsters & Co a quest'opera, a livello qualitativo sia di grafica, sia di estetica è semplicemente incredibile. L'elemento dell'acqua acquisisce finalmente profondità con la CGI. Non solo le onde e le correnti sottomarine vengono realizzate in maniera impeccabile in tempi ben lontani dal fotorealismo animato sviluppatosi nell'ultimo decennio, bensì anche le visioni di un fondale o dell'oceano da sott'acqua diventano finalmente qualcosa di percepibile senza troppa "sospensione dell'incredulità".
Ciò che rende epocale tale sistema di rendering è l'avveniristico utilizzo della dinamica. Qualsiasi modello, dai personaggi all'ambiente, è ovviamente migliorato graficamente da Monsters & Co, che già aveva rivoluzionato alcuni sistemi di sviluppo come il grooming, ma in Alla Ricerca di Nemo tali modelli acquistano una qualità cinematica mai vista prima. Infatti, dato che il 90% degli elementi presenti in scena sono animali che galleggiano o nuotano, oggetti che sprofondano o rimangono sospesi in acqua o coralli che fluttuano tra le correnti sottomarine, ogni frame video del lungometraggio gode di una stra-ordinaria fluidità di movimento. Ciò vuol dire che ogni componente fisica del film viene creata con software che ne migliorano sia i livelli di texture e shading, sia quelli di tracing per l'allineamento dinamico della luce quando essa interagisce con della materia, in questo caso quindi con il mare. Alla Ricerca di Nemo è un film importante, un'opera indimenticabile e anche dal punto di vista emotivo, complice una delle migliori colonne sonore di Thomas Newman, lascia un segno se viene osservata con occhi e mente sensibili. Il film viene dedicato dallo staff a Glenn McQueen, animatore della Pixar tra i più rispettati nell'ambiente hollywoodiano per via della sua straordinaria abilità nel supervisionare effetti speciali. McQueen, a cui inoltre si deve il cognome del protagonista di Cars - Motori Ruggenti (2006), muore di tumore nel 2002, lasciando sgomenti John Lasseter e colleghi mentre Alla Ricerca di Nemo si trova in fase finale di produzione.