Enrico Casarosa, classe 1971, nasce e vive a Genova ma all'inizio degli anni '90, all'età di venti anni, si trasferisce negli Stati Uniti d'America per imparare l'arte dell'animazione presso la School of Visual Arts and Illustration del Fashion Institute of Technology di New York. Una volta conclusi gli studi tecnici, il giovane animatore inizia a lavorare principalmente nei Blue Sky Studios, occupandosi negli anni degli storyboard dei film L'Era Glaciale (2002) e Robots (2005). In seguito, Casarosa viene assunto nei Pixar Animation Studios, sempre come storyboard artist, e viene reclutato nei team di sviluppo dei lungometraggi animati Cars - Motori Ruggenti (2006), Ratatouille (2007) e Up (2009). Grazie all'esperienza acquisita in un decennio di intenso lavoro produttivo, nel 2011 diventa regista e debutta con il cortometraggio La Luna, film breve che viene proiettato nelle sale cinematografiche prima di Ribelle - The Brave (2012) di Mark Andrews, il "braccio destro" di Brad Bird, Brenda Chapman, una delle artiste più importanti e influenti della storia dell'animazione statunitense, e Steve Purcell, fumettista e illustratore famoso per avere realizzato i fondali e le animazioni (cutscenes o in-game cinematics) dei primi due videogiochi intitolati Monkey Island (1990/1991) della LucasArts.
La Luna di Enrico Casarosa racchiude in sé una magia che non si limita all'ottima resa grafica del cortometraggio. L'artista, infatti, intinge la sua opera prima in una narrazione sospesa nel tempo e nello spazio, dove gli astri rimangono fluttuanti a pochi metri dal suolo terrestre e nella quale le stelle cadono dal cielo frantumandosi in abbaglianti esplosioni. Una famiglia, composta da nonno, padre e figlio, naviga sul mare piatto e calmo al calare della sera, aspettando il momento opportuno per salire sopra il satellite e, dunque, per cominciare a lavorare. Fino alla fine del corto non è chiara la mansione dei tre personaggi, i quali per tutta la durata del film bisticciano su come si debbano portare a termine le azioni e le manovre utili per ultimare il loro compito. Il bambino, inizialmente spaesato e senza avere voce in capitolo, resta impassibile mentre il padre e il nonno gli consigliano come poter eseguire le varie parti del lavoro che deve svolgere per la prima volta. Ogni passaggio è meticolosamente predisposto verso la sicurezza dei personaggi e verso un risultato ottimale del mestiere.
Cosa mai ci faranno tre esseri umani sulla luna con spazzole, rastrelli e badili?
La Luna è uno dei migliori cortometraggi dei Pixar Animation Studios. Dei molteplici lavori di breve durata prodotti dalla casa cinematografica di John Lasseter, solamente pochi possono essere considerati vere e proprie opere create con una vena autoriale definita. Laddove la tecnica eccelle come, per esempio, in Piper (2016) o in Tin Toy (nel 1988 pura avanguardia), a volte la trama non riesce a esprimere argomenti corposi o a rendere empatizzabili i personaggi del corto. Ciò accade, oltre che per ovvie ragioni di durata, poiché la Pixar ha sempre puntato e punta ancora molto sul fattore "sperimentale" per realizzare film brevi e, dunque, spesso preferisce evidenziare solo gli aspetti grafici e tecnici dei propri progetti. Non che, per esempio, Piper, unico reale semi-capolavoro assoluto dell'animazione tra i corti Pixar, o Il Gioco di Geri (1997), meraviglioso film breve diretto da Jan Pinkava, siano privi di tematiche o non abbiano caratterizzazioni sufficienti, tuttavia in entrambi si riscontra l'intenzione della Pixar di voler creare qualcosa che sia prima di tutto visivamente sbalorditivo. Ne La Luna di Casarosa ciò accade in maniera minore. La poesia del cortometraggio, infatti, è impartita da una regia pulita e prepotentemente in simbiosi coi movimenti dei personaggi.
I tagli d'inquadratura permettono di scavare nelle espressioni del trio protagonista, di carpirne i sentimenti di stupore o di temporaneo sgomento, di decifrarne ogni messaggio esternato grazie alla forma recitativa del Grammelot, detto anche Gibberish (primo titolo originale dell'opera in inglese). Lo sviluppo dell'intreccio, condensato e perciò leggermente labile, sfocia nella tenera e disillusa crescita del bambino, il quale dopo essere riuscito a trovare il suo modus operandi stupisce i parenti, ormai troppo abituati a metodi consolidati nel tempo e, perciò, privi dello spirito adattivo che invece diviene proprio la forza del piccolo protagonista.
Casarosa rende molto "italiano" il proprio cortometraggio, studiando a fondo Massimo Troisi e ispirandosi a La Linea (1971) di Osvaldo Cavandoli per la realizzazione dei tre personaggi, per plasmarne dunque i caratteri, i movimenti e le espressioni onomatopeiche con cui essi borbottano i discorsi. Le atmosfere che avvolgono La Luna rendono il corto sospeso in un limbo fantasmatico che rende ogni oggetto fisico fortemente luminoso. Come accade in Coraline e La Porta Magica (2009) dei Laika Studios, la fotografia infatti trasforma particolari come, in questo caso, le stelle mutandone la natura da inanimata a espressione pulsante di vivacità e di vitalità.
Durante gli anni Duemiladieci, Casarosa si occupa della supervisione e della realizzazione tecnica dei film d'animazione Cars 2 (2011) di John Lasseter e Brad Lewis, Il Viaggio di Arlo (2015) di Peter Sohn, Piper (2016) di Alan Barillaro e Gli Incredibili 2 (2018) di Brad Bird. Ormai diventato una delle personalità più influenti dei Pixar Animation Studios, l'animatore può finalmente dare vita al proprio lungometraggio d'esordio, intitolato Luca, opera che Casarosa scrive assieme al giovane romanziere e sceneggiatore Jesse Andrews e al critico, produttore e sceneggiatore Mike Jones, già pluripremiato per Soul (2020) di Pete Docter. Il film esce il 18 giugno 2021 in esclusiva su Disney+, la piattaforma streaming della Walt Disney Company, e non al cinema a causa delle restrizioni di ordine nazionale e internazionale imposte dalla maggior parte dei governi nel mondo per contenere i contagi di COVID-19 (COronaVIrus Disease 19). Luca rappresenta una storia di natura autobiografica, ovvero parte dell'infanzia del regista, ambientata in estate nella Riviera ligure tra Genova e La Spezia. Il rapporto tra i due bambini protagonisti rispecchia, secondo Casarosa, un'amicizia platonica derivante dalla poetica più classica di Hayao Miyazaki [1], ossia quell'espressione di affetto che unisce i protagonisti, per esempio, di Conan Il Ragazzo del Futuro (1978), de Il Castello nel Cielo (1986) e di Kiki Consegne a Domicilio (1989).
In effetti sia il dolce e gioviale racconto, sia i personaggi del film presentano caratteristiche comportamentali e archetipi resi celebri negli anni '80 dalle opere dello Studio Ghibli e da lavori antecedenti di Miyazaki e Isao Takahata come Panda Go! Panda (1972), Heidi (1974) e Marco: dagli Appennini alle Ande (1976). La storia, infatti, seppur godibile e adattata nell'opera di Casarosa come una moderna folktale italiana, non risulta originale in termini di trama e non lascia trasparire riflessioni che non siano già state ampiamente affrontate nei lavori passati dei Pixar Animation Studios. I temi della paura del diverso, dello scontro generazionale tra figli e genitori che scuote i rapporti familiari e della spensieratezza dell'infanzia sono argomenti che la casa di produzione di John Lasseter, adesso diretta da Pete Docter, sviscera dal 1995. Tali significati in Luca non appaiono sotto una nuova luce, essi vengono solamente ricontestualizzati e, dunque, parzialmente riciclati. Il primo lungometraggio di Casarosa, quindi, si rivela concettualmente molto più scontato e meno sognante de La Luna, un meraviglioso esordio alla regia nel quale l'artista, invece, decide di tingere ogni particolare figurativo con una poesia sia visuale che sonora di altissima valenza espressiva.
Il film rappresenta un cambio di rotta degli studios dal punto di vista sia grafico che estetico rispetto a progetti precedenti come Onward e Soul. Le ambientazioni, realizzate con precisione ammirevole a partire da fotografie della Riviera ligure, e molti particolari di scena come oggetti quotidiani, scritte, dipinti e musiche di sottofondo rendono Luca un perfetto quadro nel quale poter osservare uno spaccato realistico dell'Italia dei primi anni '60. Se, quindi, l'estetica e le atmosfere del lungometraggio ne avvalorano lo sforzo tecnico, anche grazie a un tratto tondeggiante delle texture - ripreso in parte dalla clay animation della Aardman [2] - che esalta l'espressività dei personaggi e degli sfondi, la grafica adottata dalla Pixar preme invece il freno sul fotorealismo e sul rendering - processo di resa - delle animazioni, come accade ne Il Viaggio di Arlo. Tale inclinazione degli studios permette a Luca di sfruttare al meglio la presenza dei paesaggi pittoreschi e degli elementi dinamici, come per esempio quello dell'acqua, che Casarosa vuole raffigurare. La Pixar, dunque, comunica ancora una volta attraverso un proprio film lo stato di grazia artistica in cui essa si trova: un ambiente stimolante nel quale la sperimentazione non ha mai smesso e non smette tuttora di essere al primo posto tra le regole vincenti di un'opera animata.
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