Doveva essere un'eccezione. Doveva essere l'unica incursione del regista nel mondo del cinema. Invece Lupin III - Il Castello di Cagliostro (1979) si rivelò essere solo il seme da cui poi sarebbe nato uno degli artisti più amati al mondo. Dopo il successo del film tratto dal manga di Monkey Punch, Hayao Miyazaki venne assunto dalla TMS Entertainment e durante questo periodo iniziò a stendere la sceneggiatura del suo progetto mai realizzato: Rowlf [1]. Il film, basato su un fumetto americano scritto da Richard Corben molto amato dal regista, doveva essere la storia di un cane che veniva trasformato da un mago in una bestia antropomorfa, una specie di ibrido metà Rambo e metà lupo. Il suo compito era quello di salvare una principessa dall'esercito di demoni che l'avevano rapita. Laddove il comic originale era pieno di violenza estrema e nudità, Miyazaki voleva tenere le atmosfere cupe ma allo stesso tempo rendere tutto adatto al pubblico giapponese che lo avrebbe visto in sala. La particolarità dell'opera originale, ovvero ciò che interessava di più al maestro nipponico, era l'impianto scenografico del racconto. Rowlf era infatti ambientato in un medioevo cyberpunk dove i personaggi si muovevano in un mondo che sembrava uscito dal Ciclo Bretone di arturiana memoria, ma allo stesso tempo erano presenti caratteristiche tipiche della fantascienza moderna, tra cui navi volanti, androidi e armi da fuoco. La non-realizzazione di questo film mancato è in verità ciò che ispirerà i due lungometraggi successivi del regista.
Nausicaä della Valle del Vento (1984) e Il Castello nel Cielo (1986) non solo saranno entrambi ambientati nel medioevo retro-punk che il maestro aveva immaginato per Rowlf, ma addirittura per la realizzazione dei due film (soprattutto per quella del primo) verranno utilizzati molti dei concept che originariamente sarebbero dovuti comparire nell'adattamento del fumetto di Corben. Sono ancora oggi disponibili molti concept art e design di Rowlf [2] e da essi si può comprendere l'enorme influenza che la mancata riuscita della produzione di quel film ha avuto sull'effettivo successo di Nausicaä. Per poter iniziare la creazione del film, Miyazaki tenta di rivolgersi alla Animage, rivista giapponese il cui compito principale era quello di portare alla visione di anime vecchi e nuovi le contemporanee generazioni di spettatori. È proprio durante un'intervista per questa rivista che il regista incontra Toshio Suzuki, l'uomo con cui in futuro collaborerà assieme a Isao Takahata per fondare lo Studio Ghibli [3]. Bisogna tenere a mente che in questo periodo Miyazaki non ha un lira. Il successo de Il Castello di Cagliostro gli ha portato l'attenzione di critica e pubblico, ma non quella dei produttori. Suzuki, capendo il potenziale del maestro, gli consiglia di rivolgersi alla Tokuma Shoten, casa editrice della Animage, per proporre delle idee per un possibile film d'animazione. Qui Miyazaki incontra anche il quarto e ultimo membro originario dello Studio Ghibli, ovvero Yasuyoshi Tokuma, fondatore della stessa Tokuma Shoten.
Miyazaki si ritrova purtroppo a dovere cancellare il progetto di Rowlf, perché la casa editrice lo trova troppo rischioso da portare alla luce. Due sono le ragioni principali. Prima di tutto, essendo basato su un fumetto occidentale e non su un manga, il pubblico giapponese non avrebbe i riferimenti iconografici necessari per potersi approcciare ai personaggi. Gli anime in Giappone generalmente escono sempre in seguito alla realizzazione di un manga e all'enorme pubblicità fatta ai concept dei personaggi e al merchandising. Le action figures di Doraemon (1969/1996), per esempio, erano già uscite ben prima che l'anime divenisse un fenomeno globale. Essendo Rowlf basato su un comic, probabilmente non avrebbe avuto successo a livello commerciale, in quanto il pubblico giapponese quel personaggio non lo conosceva. La seconda ragione è il Paese di provenienza di Rowlf, ovvero gli Stati Uniti d'America. La Tokuma crede che l'opera sia troppo distante a livello culturale per poter essere compresa dal pubblico giapponese e, di conseguenza, tutti i progetti che Miyazaki presenta ai dirigenti vengono negati e messi in un cassetto. La società, tuttavia, offre all'artista un'altra possibilità, ovvero quella di creare un manga che - solo in caso di successo - potrebbe diventare un'opera da far uscire sul grande schermo. Si tratta quindi di un fumetto che non nasce per rimanere sulla carta, ma per arrivare al cinema. Al regista viene concessa totale libertà creativa e, da quel momento, il maestro giapponese comincia a concepire tutte le idee che lo porteranno a realizzare non solo uno dei manga più importanti degli anni '80, ma anche uno dei film d'animazione più importanti di sempre: Nausicaä della Valle del Vento.
Dal manga al film
Non bisognerebbe mai chiedere a un artista un parere sulle proprie opere, soprattutto a un genio auto-ironico come Miyazaki. Se chiedeste al fondatore dello Studio Ghibli il suo parere riguardo al manga di Nausicaä, la sua risposta sarebbe che l'opera soffre di "potenziale inespresso", mentre il film è "non convincente sotto molti punti di vista" [4]. Miyazaki raramente - anzi, quasi mai - ha espresso pubblicamente pareri positivi su un film (non solo sui propri), quindi come al solito le parole di un artista devono essere prese per quello che sono, ovvero un gioco in cui il regista stesso si diverte a prendere in giro. La realtà è che Nausicaä è un film che sfiora la perfezione, a differenza di altre opere del regista che quella perfezione, invece, la raggiungono. Il manga ha due principali ispirazioni: il ciclo bretone di Re Artù e dei cavalieri della Tavola Rotonda e il mito greco di Ulisse, che viene omaggiato da Miyazaki attraverso il nome della protagonista, ovvero Nausicaä, la stessa che nel mito trova Ulisse e gli dà dimora. In un libro di mitologia greca, il regista giapponese trovò infatti una descrizione del personaggio ad opera di Bernard Evslin, dove Nausicaä veniva descritta come il personaggio umano mitologico più vicino alla natura che la circondava [5]. Lo stile del manga è particolarmente movimentato e questo è probabilmente ciò che lo differenzia maggiormente dal film.
I protagonisti sono sempre in pericolo e l'azione è molto più presente. Nel fumetto sono veramente pochi i momenti di calma e di riflessione, che invece nel film saranno molto importanti. In questo senso il manga offre una lettura più occidentale e costante, mentre il film rispecchia perfettamente i canoni giapponesi fatti di silenzi e immagini che interrompono la storia. La stessa cura nel dettaglio che possiamo trovare nel manga è di stampo quasi totalmente europeo, con particolari influenze da parte di fumettisti francesi come Hergé, autore de Le Avventure di Tin Tin, e di Jean Giraud (Moebius), creatore del personaggio del Tenente Blueberry e collaboratore fidato del regista Alejandro Jodorowsky. L'attenzione data da Miyazaki al movimento e alle continue variazioni nel ritmo e nel disegno danno un respiro più cinematografico all'opera, particolare che fino a quel momento era stato notato raramente nel fumetto giapponese, fatta eccezione per i manga di Go Nagai e di pochi altri autori. Ma ciò che colpisce di quest'opera è il mondo creato da Miyazaki, che pur ispirandosi palesemente agli immaginari fantascientifici post-apocalittici creati da romanzi come Dune (1965), riesce comunque a portare alla luce qualcosa di mai visto prima. Infatti risulta enorme non solo il successo commerciale, ma anche l'influenza dell'opera, che per la sua capacità di creare mondi e un'avventura dall'epicità tangibile viene tuttora e spesso paragonata a Il Signore degli Anelli (1954) di Tolkien e al manga La Fenice del grande Tezuka.
L'obiettivo della Tokuma Shoten di creare un fumetto che potesse entrare nell'immaginario culturale giapponese e lasciare libera la strada al lungometraggio si presenta quindi perfettamente riuscito. Non si poteva immaginare però che la seconda opera cinematografica di Miyazaki avrebbe segnato la storia dell'animazione più di quanto il manga abbia segnato la storia del fumetto.
La tecnica al servizio dell'arte
Per capire un'opera complessa e allo stesso tempo completa come Nausicaä della Valle del Vento bisogna comprendere la natura dell'autore che l'ha portata alla luce. Miyazaki è un innovatore e, in quanto tale, non può creare arte senza - allo stesso tempo - portare avanti il mezzo attraverso il quale si esprime. Come il manga era stato silenziosamente anticipatore di ogni opera fumettistica nata in seguito alla sua uscita, anche l'importanza del film omonimo nel medium cinematografico viene spesso sottovalutata. Le miracolose idee di narrazione visiva e di uso dell'animazione sono varie e numerose all'interno del lungometraggio, al punto che un'analisi di esso risulterebbe completa soltanto mettendo in pausa ogni 10 secondi per osservare attentamente ogni dettaglio.
Ciò che invece si può fare è conoscere cosa rende il film così impressionante ancora oggi, anche se visto con gli occhi dello spettatore degli anni Duemila abituato alla perfetta "renderizzazione" del computer e alla patinatura del prodotto animato medio. Ciò che desta quasi istantaneamente l'attenzione del cinefilo più attento è l'armonia tra personaggi e ambiente che gli animatori e i disegnatori sono riusciti a creare attraverso sovrapposizioni raffinate e altri trucchi nati con l'intento di ingannare l'occhio dello spettatore. Basti pensare a tutti i piccoli segni e oggetti piazzati con cura all'interno della messinscena per restituire a chi guarda il film l'idea dell'ambiente in cui si svolgono le sequenze. Nella maggior parte dei casi sono piccoli dettagli a una prima visione difficili da notare. La profondità di campo stessa e la tridimensionalità delle scenografie viene spesso scandita da movimenti di macchina che seguono le animazioni e da elementi come i detriti che si disperdono nelle scene più movimentate. Si notano poi trovate visive meravigliose quali la sfocatura dei personaggi che si trovano davanti a un vetro e altre piccole chicche che chi è capace di apprezzare il lavoro dietro a ogni opera animata sarà di sicuro capace di cogliere. È da apprezzare poi l'utilizzo di intercalazioni attraverso cui gli animatori inseriscono più elementi supplementari per creare un'animazione più complessa e articolata: "multipiani" utilizzati per animare gli Ohmu (gli insetti giganti provenienti dal Mar Marcio), formati da vari cel disegnati, successivamente piazzati su piani d'altezza diversi e, infine, sovrapposti gli uni sugli altri al fine di descrivere delle creature realistiche e particolari [6].
Questo utilizzo di vari mezzi dona molta più profondità (intesa come tangibilità) all'animazione, facendo dunque sparire quella piattezza che si poteva riscontrare in alcuni film animati degli anni '60 e '70. A stupire molto è anche lo studio della fisica eseguito per la realizzazione tecnica; una profonda ricerca del realismo, che tuttavia non stona affatto con l'atmosfera fanciullescamente ingenua dell'opera. Si è ricercata quindi la genuinità nella creazione delle ombre e dell'acqua, la cui bellezza è dovuta anche alla cura dei disegni e delle animazioni. Gli elementi fisici migliori sono di sicuro quelli del vento e di tutti i dettagli prodotti per ricreare la sensazione del volo e della brezza dell'aria: i movimenti dei vestiti toccati dal vento, le scie di condensa bianche, il vapore che esce dai mezzi aerei. C'è amore dietro all'enorme quantità di minuzie tecniche riscontrabili nella pellicola. Puro amore verso l'animazione e il proprio lavoro. È meravigliosa la vitalità che emanano i personaggi all'interno del film, che non è presente tanto nei movimenti (che come nella maggior parte degli anime giapponesi alle volte sono abbastanza statici) quanto nei loro occhi, che sembrano contenere una vera anima, e dal modo in cui essi, attraverso brevi gesti, riescono ad esprimere un'intera gamma variegata di emozioni. Il film è proprio una gioia per la vista grazie a tutte le sue invenzioni e per via del perfetto utilizzo degli strumenti a disposizione: il filtro diffusore utilizzato nelle scene durante gli incendi, le vibrazioni delle armi durante i combattimenti, le panoramiche tipiche del cinema di Miyazaki.
Tutto viene ricreato in un modo quasi perfetto. Per non parlare poi dell'uso dei colori, che molti spesso sottovalutano. Come certe esplosioni alle volte siano scandite dal cambio repentino del colore all'interno della scena o le luci, la cui fisica stessa è molto più ricercata e studiata di molti film fatti al computer. Ad esempio, nell'ultimo remake de Il Re Leone (2019) sono presenti degli errori stupidissimi di illuminazione, come nelle scene ambientate al cimitero degli elefanti dove il sole, mentre inquadra il viso dei personaggi, segue altre luci dirette da tutt'altra parte. È inutile pompare all'inverosimile la fisicità degli animali e renderli il più possibile vicini nell'estetica a veri esseri viventi se poi nel lungometraggio sono presenti una serie di errori elementari che trasmettono la totale finzione dell'opera. Invece in Nausicaä non ci sono questi tipi di errori e l'attenzione al dettaglio non fa altro che aumentare la sua bellezza, che anche se vista muta e accompagnata solo dalle musiche di Joe Hisaishi rimane comunque assolutamente perfetta. Il film, inoltre, è completamente fatto a mano. Nonostante alcuni studi avessero già cominciato ad alternare la computer grafica all'animazione tradizionale, Miyazaki aveva espressamente richiesto che ogni animazione fosse iniziata e conclusa a mano. L'animazione in CGI è apprezzabile e alcuni film di studi come la Pixar e la stessa Disney moderna (quella di Zootropolis e Big Hero 6 e non quella dei live-action dei classici) risultano davvero magnifici. Ciò che, tuttavia, spesso si riscontra è la piattezza e l'assenza di anima che molti film animati in CGI esprimono e il fatto che la sensazione di tangibilità e profondità nell'animazione si sia persa in molte produzioni odierne.
Molti dividono la tecnica dalla poesia del film, ma la verità è che la forma stessa è ciò che eleva l'opera d'arte. Non per nulla il cinema è considerato la poesia delle immagini. E cosa c'è di più movimentato e allo stesso tempo di più creativo dell'animazione?
Nichilismo artistico
Una strana figura esce dalla nebbia ricoperta di teli, cavalcando uno strano volatile simile a un Dodo e portando una maschera per proteggersi. Il regista mostra quindi una soggettiva dello strano viaggiatore, che vede questa distesa di alberi morti a causa delle spore e un mulino a vento sullo sfondo. L'individuo cammina tra la distesa di morte e di spore, in una città abbandonata e coperta da una fauna sconosciuta alla conoscenza dell'uomo. Il viaggiatore solitario entra quindi in una casa dove raccoglie una bambola, unica memoria di una civiltà ormai scomparsa. << Un altro villaggio è morto. >> esclama il signore, mentre uno stormo di creature metà volatili e metà insetti veglia sulla distesa di spore come quando gli avvoltoi attendono una preda. Il viaggiatore allora se ne va, per evitare l'arrivo del "Fukai" (Mar Marcio). Una didascalia compare, per darci l'informazione sul tempo in cui viene ambientato il film - mille anni dopo il crollo della civiltà industriale - e per rivelarci dell'esistenza di questa distesa di spore e putridume che si sta continuando ad espandere e che rischia di far estinguere la razza umana.
Attraverso queste poche e semplici immagini, Miyazaki riesce a farci entrare subito nel suo mondo e ad affermare il suo pensiero pessimista sulla razza umana come solo i più grandi registi riescono a fare. Il mondo di Nausicaä è una realtà dove l'essere umano è la più grande vittima degli sbagli che ha commesso e che continua a commettere. Per Miyazaki, la sequela di errori commessi nel corso dell'umanità è un enorme ciclo che continua a ripetersi all'infinito, da cui si può fuggire solo grazie all'aiuto di pochi eletti che hanno compreso le reali conseguenze di tutte le decisioni edonistiche prese dai suoi simili. Nei bellissimi titoli di testa si assiste a un insieme di immagini dove viene descritta la guerra che ha portato al mondo post-apocalittico che conosciamo. Una serie di inquadrature fredde e senza speranza delle creature che hanno portato alla distruzione: i "Soldati Titano", giganteschi automi creati dagli esseri umani al fine di annichilire e conquistare, mostrati come principale causa della caduta delle civiltà. Si assiste quindi a una regressione degli usi e costumi delle società che nascono da questa era di distruzione. Il tentativo dell'uomo di superare Dio e di accentrare il potere assoluto nelle mani di pochi individui ha condotto a un'involuzione dell'umanità stessa. Una punizione divina creata dalla Madre Terra per restituire all'essere umano la consapevolezza del suo ruolo nel biosistema del pianeta. Il film è quindi un'operazione quasi totalmente simbolica, che ambisce a descrivere la scomparsa dell'empatia umana a cui la civiltà moderna ha assistito soprattutto negli ultimi due secoli.
La completa noncuranza della realtà che ci circonda e che permette la nostra esistenza, così come l'assoluto menefreghismo nei confronti dei nostri simili, che riconosciamo come inferiori a noi. L'inizio del film, disegnato e immaginato da Yoshinori Kanada, è alternato anche da alcuni arazzi, disegnati dallo stesso Miyazaki, che ritorneranno come centro fondamentale della risoluzione dei problemi esposti dall'autore nel corso della pellicola. Questi arazzi, rappresentativi di una speranza e di un possibile ritorno all'empatia nato da una presa di consapevolezza dell'essere umano, ritornano anche nella ricerca dell'aspetto onirico dell'opera. Se, nei successivi lavori, Miyazaki userà l'onirismo e il metafisico come strumenti per descrivere l'animo dei suoi personaggi, qui essi vengono usati come mezzo attraverso cui il regista rappresenta ciò che lui stesso ha più a cuore nel rapporto tra l'uomo e la natura. Si assiste quindi a sequenze dove i colori si fanno più accesi e dove il giallo del grano e del sole prevalgono sul resto della scena. L'innocenza del bambino e l'empatia del puro di cuore si scontrano con l'edonismo dell'età adulta e con l'odio verso ciò che non si conosce. La purezza dell'animo infantile che ritorna nell'età adulta solo come conseguenza di una presa di coscienza dell'uomo. Questo mondo nichilistico e pessimista può essere quindi distrutto solo da una ritrovata lucidità, che il film Miyazaki esterna attraverso la sua meravigliosa protagonista: Nausicaä.
La ragazza dalla veste azzurra
Creare un personaggio come Nausicaä non è difficile solo perché molto spesso un'opera cinematografica, per funzionare, ha bisogno di un protagonista forte, ma anche perché dietro a questo personaggio si nasconde tutta la poetica del film. Nel creare i suoi movimenti e il suo modo di agire, parlare e relazionarsi gli autori devono quindi sempre mantenere un'attenzione ai massimi livelli, affinché un'incoerenza nella mentalità della protagonista non porti anche alla perdita del messaggio del lungometraggio. Nausicaä, grazie alle sue caratteristiche sia fisiche che morali, si presenta genuinamente perfetta. L'obiettivo di Miyazaki era quello di creare un personaggio affascinante che potesse essere fonte d'ispirazione per lo spettatore - sia adulto che bambino - che andava a vedere il film e che potesse allo stesso tempo rimanere impresso per la sua ottima caratterizzazione. In questo caso si dimostra molto efficace il design della protagonista, che mostra una ragazza bellissima e capace di illuminare l'animo di chi la guarda con un semplice sguardo: quegli occhi pieni di dolcezza e di umanità in grado di intenerire il cuore di ogni uomo. Inoltre, gli animatori hanno lavorato affinché il corpo di Nausicaä avesse una sua fisica realistica, ma allo stesso tempo hanno cercato di evitare che la cosa scadesse nel volgare e nel ridicolo involontario. Pertanto la protagonista è a tutti gli effetti un personaggio dal bellissimo aspetto, ma mantiene sempre quel filo di dolcezza che ha fatto e che fa ancora innamorare di lei milioni di spettatori.
Ovviamente il personaggio doveva essere giovane, in quanto nei canoni del cinema di Miyazaki gli anziani sono simbolo di saggezza da cui apprendere, mentre il fanciullo è colui che ha i mezzi per cambiare il mondo. Nausicaä doveva innanzitutto però rappresentare degli ideali, che si riconoscono durante ogni azione compiuta nel film e che riflettono in molti aspetti l'animo dello stesso Miyazaki. Nausicaä, infatti, è prima di tutto una pacifista che vede la violenza sempre come l'ultima possibilità. Tuttavia, davanti all'assassinio del padre, avvera il suo unico scatto di brutale irrazionalità, un atto di terribile vendetta al quale la protagonista cerca subito di rimediare. Laddove molti eroi di "cinefumetti" moderni sarebbero scappati per ritornare a sconfiggere il villain in un secondo momento, Nausicaä invece decide di interrompere il conflitto per evitare che altro sangue venga sparso inutilmente. Inoltre, l'ecologismo intrinseco nell'animo della protagonista viene fin da subito anticipato nella fascinazione con cui osserva la natura muoversi davanti a lei. I flashback onirici servono infatti a mostrare come questo suo pensiero sia una naturale evoluzione dell'amore verso il mondo che provava già da bambina, quando davanti a suoi occhi le era stata portata via una creatura che stava cercando di difendere. Il pensiero ambientalista non è un ideale che si sviluppa con il passare del tempo, è qualcosa che nasce dentro l'animo di chi veramente ha a cuore la realtà e che negli anni non fa altro che rafforzarsi, mano a mano che accresce la consapevolezza che la maggior parte dei danni sono causati dall'uomo e dal suo sentimento di impulsiva auto-distruzione.
Invece Nausicaä rappresenta proprio il contrario, ovvero l'atto concreto d'una presa di posizione sulla lotta contro la distruzione e l'inquinamento. Un personaggio in grado dunque di creare uno scontro - a fatti e non solo a parole - per la sopravvivenza della natura. Alla fine del film, infatti, Nausicaä diventa un vero e proprio messia in grado di capovolgere le sorti dell'animo umano. Una protagonista meravigliosa, di sicuro una delle migliori create dal maestro Miyazaki, che introduce la sua stessa essenza nelle tematiche principali trattate nell'opera.
Aviazione, pacifismo e natura
Nausicaä della Valle del Vento è il primo film che esprime le tematiche ricorrenti nel cinema del regista giapponese. Dal 1984 in poi, infatti, i film di Miyazaki saranno riconoscibili non solo a livello di messa in scena e tratto dei disegni, ma anche per via di specifici messaggi e significati connotativi inseriti all'interno delle sue opere. Alcuni spettatori e/o critici accuseranno più volte il regista di trattare sempre le stesse tematiche e di essere incapace di cambiare argomento. La realtà è che, come disse un tempo il cineasta Jean Renoir:
"Ogni regista fa sempre lo stesso film, con gli stessi temi, scelte e situazioni".
Il cinema di un autore, anche quello che ha variato maggiormente tra generi e trame, alla fine ricade sempre sugli stessi temi ricorrenti. La maturazione in realtà si compie nel modo con il quale il regista racconta la storia, ma paradossalmente lo spirito con cui egli realizza un film è sempre il medesimo. I film di Stanley Kubrick, per esempio, sembrano tutti diversi, ma alla fine è sempre presente una ricerca introspettiva nell'animo umano e nei suoi istinti "proibiti": Eyes Wide Shut, Shining, Dr. Stranamore, Lolita, Arancia Meccanica, Full Metal Jacket e così via. Allo stesso modo, Miyazaki ha compiuto un percorso variegato e profondo, pur mantenendo saldi gli stessi stilemi e rigirando spesso le stesse situazioni all'interno delle sue storie. I principali temi di Nausicaä sono proprio quelli a cui il regista è più legato: aviazione, antimilitarismo ed ecologismo. L'aviazione non ha un'importanza legata alla trama come in Porco Rosso (1992), ma nell'opera viene inserita come elemento visivo che ritorna più volte nel corso del lungometraggio. Il lavoro dietro alla fisica del volo, infatti, risulta impressionante, ma lo è anche lo sguardo magico con cui il regista mette in scena il librarsi nell'aria. Se, nei film successivi, l'amore di Miyazaki per l'aviazione diverrà più che palese, in Nausicaä invece è percepibile tramite la regia e dalle atmosfere sospese che evocano le sequenze aeree. Il pacifismo antimilitarista del film, spesso presente nelle opere giapponesi in quanto tematica molto cara al popolo, si nota sia attraverso la sotto-trama legata allo scontro tra i regni di Tolmechia e Pejite, sia attraverso il segmento filmico ambientato nella Valle del vento che inscena la ribellione dei cittadini nei confronti della regina Kushana e del suo sottoposto Kurotawa.
La guerra viene mostrata come un futile tentativo da parte di un fronte del conflitto di sopraffare l'altro. Alla base è sempre presente il voler diventare una civiltà più avanzata e superiore rispetto alle altre, mentre i veri problemi del mondo vengono continuamente sminuiti. Quando tali problemi si ripresentano, le società creano delle soluzioni semplici e immediate, ignorando il fatto che risolveranno la situazione solo temporaneamente e non faranno altro che causare ulteriori danni. Le guerre non vengono create per divergenze su come risolvere le difficoltà ma, al contrario, sono proprio le difficoltà che vengono mantenute per continuare le guerre. Il rapporto tra l'uomo e la natura, già messo in risalto dai comportamenti della protagonista, viene sviscerato nei puntuali dialoghi scritti dallo stesso Miyazaki. Nausicaä, per esempio, scopre che a mantenere in vita le piante è proprio l'acqua del Mar Marcio, che ridona vigore alla vegetazione risolvendo quindi gli errori compiuti dall'umanità. Esattamente come nel nostro mondo, i tentativi del pianeta di risolvere i problemi causati dall'inquinamento arrecano spesso danni agli esseri umani. Nel fondale del Mar Marcio, creato volutamente per assomigliare a una fossa oceanica, l'ambiente infatti vive in serenità e in armonia. La natura può dunque sopravvivere senza l'uomo, mentre l'uomo non può sopravvivere senza la natura, perché quest'ultima, anche se ridotta in uno stato tossico, riuscirà sempre e comunque a risollevarsi. L'uomo da solo, invece, è destinato a estinguersi.
Minando l'esistenza della natura, l'uomo reca danno alla sua stessa vita. La soluzione di bruciare il Mar Marcio, metafora della reale ignoranza umana, proposta dai personaggi antagonisti è una soluzione semplicistica e in quanto tale non priva di conseguenze. Sono presenti però anche personaggi positivi, come il giovane Asbel, che fanno notare giustamente come l'uomo debba reagire all'avanzata del Mar Marcio non potendo, tuttavia, sacrificare la sua stessa vita per salvare insetti e funghi. Il regista inserisce quindi anche un'antitesi alla sua tesi, per far risaltare gli argomenti di entrambe le parti. Allo stesso tempo, la violenza del fuoco non è la soluzione più efficace per risolvere il dibattito perché, come dice uno degli anziani della valle:
<< L'eccesso di fuoco non serve a niente. Il fuoco brucia il bosco in un giorno, l'acqua e il vento impiegano cento anni a far ricrescere il bosco. Per noi sono meglio l'acqua e il vento. >>
Questa è una presa di posizione di Miyazaki all’interno del dibattito creato nel film. La soluzione più difficile e complessa, per quanto apparentemente fonte di duro lavoro che molti potrebbero considerare inutile, è e sarà sempre una soluzione migliore rispetto alla più banale scappatoia.
Una presa di posizione non solo a favore dell'ambientalismo, ma anche politica, in quanto critica nei confronti delle futili soluzioni trovate dai politici ai problemi dell'inquinamento. Miyazaki, dunque, sottoscrive che, per quanto possa essere invitante, la scelta più accessibile e veloce sarà sempre meno efficace di quella più elaborata e ragionevole.
Memorie di devastazione
Il problema è che spesso alle persone non basta una tesi. Non basta illustrare tutti i problemi e descrivere ampiamente la situazione in cui il nostro mondo si trova. La gente continua a non capire e ricomincia sempre a negare e a commettere gli stessi errori. Per questo magari uno spettatore potrebbe comprendere tutto quello che Miyazaki ha cercato di esprimere con questo capolavoro dell'animazione, ma il film alla fine con la sua leggerezza e la sua calma non scuote al punto da convincere a cambiare il proprio stile di vita. A volte, infatti, è questo quello che serve all'uomo: una scossa. L'esempio recente più lampante è stata la crisi del coronavirus, che altro non è che una conseguenza di tutti gli errori compiuti dall'umanità negli ultimi decenni. Se siamo in questa situazione la colpa è solo nostra, non della natura che ha creato il virus.
Come è stato già confermato dalla comunità scientifica, il COVID-19 è in grado di sopravvivere solo per via del riscaldamento globale, altrimenti sarebbe stata un'influenza come un'altra e tutto questo non sarebbe mai accaduto. Da questa tragedia globale quindi non possiamo fare altro che apprendere e riparare ai nostri errori, perché a volte l'umanità deve ricevere delle bastonate in faccia per rendersi conto delle idiozie che sta compiendo. Allo stesso modo, Miyazaki voleva colpire prima di tutto i giapponesi e l'unico modo per scuoterli abbastanza era creare una memoria di una tragedia che loro stessi avevano vissuto. Molti di noi occidentali, guardando il titano che nei suoi ultimi istanti di vita usa un raggio di fuoco per distruggere l'esercito di Ohmu, pensiamo alla potenza visiva della scena. Invece gli spettatori giapponesi, osservando quel fungo nucleare che si espande causando distruzione, non rimangono affascinati, ma terrorizzati. Le immagini apocalittiche causate dal titano altro non sono che una rievocazione dei bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki. Sono due infatti i raggi di distruzione che escono dal ventre del titano. Davanti alla distruzione che egli stesso ha creato, l'uomo reagisce creando altra distruzione e recando ulteriori danni al mondo che lo ospita. Il pubblico giapponese rimane quindi impietrito davanti a tali sequenze, incapace di reagire di fronte a una ricostruzione tanto realistica di ciò che la nazione ha vissuto nel 1945. La civiltà giapponese non è solo molto più legata alla propria cultura di quanto noi saremo mai, ma è anche legata fortemente alle memorie delle proprie ferite.
Laddove noi occidentali tentiamo di mascherare queste cicatrici e di vedere il lato positivo della fine di una guerra, le ferite che hanno colpito il popolo giapponese sono molto più difficili da ricucire. Una guerra in cui loro stessi sono stati prima i carnefici e poi, sul finire di essa, le vittime. Quando noi occidentali vogliamo rendere omaggio alle vittime degli stermini facciamo un film incentrato su queste stragi. Non vedrete mai un film giapponese su Hiroshima, perché i giapponesi non vogliono fare la morale su come l'Occidente cattivo abbia ucciso milioni di vite. Perché loro sanno che il male che ha condotto a tutta quella morte non ha bandiera e non ha nome. Quando devono omaggiare le vittime, non lo fanno attraverso patriottici film celebrativi, ma attraverso film come Godzilla (1954), The Whispering Star (2015) e Nausicaä della Valle del Vento. Film che non guardano con occhio storico a quei bombardamenti, ma che comunque riportano alla memoria la devastazione causata da essi. Miyazaki guarda in faccia lo spettatore e gli fa comprendere le conseguenze delle azioni dell'uomo, gli fa osservare quello che è accaduto e che continua a riaccadere, con la speranza che possa non succedere mai più; fa sgretolare il titano in mille pezzi, perché in un mondo in cui esiste un'arma del genere, l'umanità non può vivere in pace. In questo modo lo spettatore esce dalla sala con un brivido, dovuto anche al commovente finale in cui finalmente la natura e la pace vincono sulla guerra e l'inquinamento. Un brivido finale che forse potrà convincerlo a cambiare veramente.
Conclusioni: tentar non nuoce
<< Quella persona abbigliata d'una veste azzurra, in un campo dorato verrà a discendere, riallaccerà il legame perduto con la madre terra ed infine, condurrà le genti ad un'azzurra terra incontaminata >>
Nausicaä della Valle del Vento è un film importante all'interno della carriera di Miyazaki in quanto ultima opera creata prima della fondazione dello Studio Ghibli. Un capolavoro considerato importante per la storia del cinema non solo per la sua qualità artistica e tecnica ancora oggi di notevole impatto, ma soprattutto per le tematiche trattate, avanti anni luce non soltanto ai film d'animazione usciti in quegli anni, ma anche al cinema live-action, che si rifiutava di raccontare questo tipo di storie per ragioni di natura politica. Erano gli anni '80 e quindi far credere alle persone che i problemi del mondo fossero tutti quanti alle spalle era diventata una consuetudine. Il film infatti ottenne un grande successo globale, ricevendo pure l'approvazione dal WWF in quanto considerata un'opera dai contenuti importanti ed educativi. Ognuno di noi da Nausicaä non può fare altro che imparare. Non dobbiamo solo ammirarlo passivamente godendoci l'esperienza e la bella storia. Dobbiamo renderci conto che quello raccontato dal film è in realtà il nostro mondo e che serve solo una semplice presa di posizione per cambiare realmente le cose. Cambiare il proprio stile di vita è difficile e pensare al benessere dell'ambiente che ci circonda non è qualcosa che tutti sono disposti ad attuare. Per molti questa potrebbe sembrare una lotta senza futuro e dal futile risultato. Ma tentar non nuoce, perché provare a cambiare realmente e fallire è sempre meglio di non provarci e fallire lo stesso.
Articolo pubblicato anche su filmtv.it il 14/08/2020
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APPROFONDIMENTI
[1] [2] Goslin, Austen (2020). The Hayao Miyazaki movie that got away was about a princess-saving dog soldier. Animation-Cartoons. polygon.com
[3] Miyazaki, Hayao (2009). Starting Point (1979-1996). San Francisco. Viz Media.
[4] [6] Silvano, Isaia; Vigorito, Ilaria (2022). L'Arte di Nausicaä della Valle del Vento: la Natura come fonte purificatrice. Extra. daelaranimation.com
[5] Miyazaki, Hayao (2007). The Art of Nausicaä of the Valley of the Wind: Watercolor Impressions. San Francisco. Viz Media. ISBN: 978-1-4215-1499-4.